IL SAMPDORIANO - Siamo la Sampdoria, ricordarlo è un dovere per tutti

09.03.2021 09:24 di  Diego Anelli   vedi letture
IL SAMPDORIANO - Siamo la Sampdoria, ricordarlo è un dovere per tutti

Dopo esserci goduti settimane con i massimi esperti a parlare di una bella squadra di grossa caratura tecnica rovinata da Ranieri, gli stessi che avevano ripetutamente valutato insufficiente l'attuale organico per la salvezza (Candreva, Silva e Keita non stanno rendendo come ci saremmo aspettati, ma pensare di essersi pure indeboliti viste le partenze di Linetty, Murru e Bonazzoli forse è un po' eccessivo considerando anche Damsgaard...). Chi decanta solo oggi il talento danese non lo citava nemmeno nei giudizi del mercato come fosse arrivato un bimbo (basta decidersi....).

Dopo aver letto coloro che, non potendo più dare del "talebano" tattico a Giampaolo reo di giocare unicamente con un modulo e a viso aperto con chiunque, sono tornati alla carica con Ranieri colpevole di non dare gioco e cambiare moduli spesso e volentieri... 

Ognuno di noi vorrebbe essere miliardario, svegliarsi al mattino al fianco di Miss Universo ed essere premiato come l'uomo più bello del mondo ma poi bisogna fare i conti con la realtà.... tra estremi opposti, tra il nero e il bianco esiste anche il grigio, una via di mezzo non sempre è possibile, risulta sempre intelligente tenere ben presente l'attuale nostra situazione interna e il contesto generale del calcio. Nel nostro ambiente si fa presto a parlare di retrocessione certa con tre k.o. e mire europee per altrettanti successi, passiamo all'attualità. 

Commentare le ultime due prestazioni risulta davvero difficile. Belino mollo sono forse due parole che provano ad avvicinarsi alla realtà. Il Derby è stata una gara inguardabile, portieri inoperosi, pochissimo gioco su entrambi i fronti, noi abbiamo mostrato meno rabbia, giocato sotto ritmo, senza trasmettere segnali di organizzazione. Nel nulla generale il goal di testa di Tonelli è stato il ritrovamento di una borraccia piena d'acqua nel deserto.

Temevo la gara con il Cagliari rigenerato dalla cura Semplici. Siamo andati sotto, abbiamo più volte rischiato di capitolare, giocavamo al piccolo trotto, troppa gente in debito d'ossigeno (non scordiamoci il campionato francese non ripreso causa covid nei casi di Silva e Keita, senza che debba essere una scusante), troppa gente con pochi stimoli, una squadra che talvolta pare giocare per inerzia o conto proprio, il silenzio di Ranieri durante la gara può essere un segnale e mi ha preoccupato. 

Per 70' in campo non ci siamo stati, il Cagliari non ci ha escluso dalla gara e alle prime occasioni siamo riusciti a ribaltarla. Mi fa piacere per Bereszynski, spesso oggetto di critiche e reduce da un ottimo periodo di forma come già dimostrato nel derby e con il decisivo salvataggio nei primi 45'. Il rientro di Manolo Gabbiadini, il giocatore più importante nella scorsa salvezza con goal pesantissimi, è una manna dal cielo. Quest'anno non lo abbiamo mai avuto causa infortuni e torna nel momento chiave per chiudere la pratica salvezza. La sua assenza si è sentita come un macigno.

Il goal di Nainggolan all'ultimo respiro è un film già visto, destinato a ripetersi ogni anno, purtroppo in passato facendoci svanire obiettivi determinanti. Il recupero è una partita nella partita per il sottoscritto. Quando ho visto entrare Cerri, autore del 4-3 nell'incredibile e immeritata sconfitta a Cagliari un anno fa, temevo il pari nell'ultimo corner. E invece siamo riusciti a prenderlo dopo, senza la furbizia di perdere tempo e con una bella dose di malasorte tra fallo di mano e deviazione. Già perchè Pavoletti aveva ricevuto un solo giallo e chissà se non ci fosse stato fuorigioco sul rigore su Keita il giallo sarebbe rimasto tale?  

Dettagli in una prestazione a tratti imbarazzante, a 10' dal termine avrei firmato per il pari, al triplice fischio finale le imprecazioni regnano sovrane. Bologna e Torino sono altri avversari tosti, gli uomini di Mihajlovic vogliono avvicinarsi all'obiettivo, i granata sono con l'acqua alla gola dopo il k.o. di Crotone. Bisogna lottare, sputare sangue, non siamo ancora salvi, è questo il nostro obiettivo. Pensare a qualcosa di più ambizioso è sempre stato irrealistico, vivacchiare non è previsto nelle clausole contrattuali. Nel calcio contano i risultati e fare punti, il bel gioco è un aspetto di contorno. 

Detto questo siamo pur sempre la Sampdoria,  giocare di rimessa sempre e comunque, talvolta perfino marcando a uomo il regista di una squadra neopromossa, risulta un'eccessiva prova di una squadra che va in campo senza sfruttare il proprio potenziale, importante o limitato qualunque sia. Tra gli estremi del non gioco e i non equilibri torniamo a seguire la retta via.