IL SAMPDORIANO - 70 minuti di orgoglio e speranza. Una notte per sbollire

Diego Anelli Giornalista Pubblicista. Direttore e ideatore di Sampdorianews.net, fondato 12 novembre 2008. Collaboratore di Alfredopedulla.com, Mondosportivo.it.
04.12.2019 09:26 di  Diego Anelli   vedi letture
IL SAMPDORIANO - 70 minuti di orgoglio e speranza. Una notte per sbollire
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Da che considerazione partiamo? A Cagliari abbiamo assistito ad una gara folle, vietata ai deboli di cuore, nella quale si è visto di tutto e di più, il possibile e l'impossibile, andiamo con ordine. Facciamo una premessa più che doverosa; per 70' sul campo della quarta in classifica abbiamo ammirato una Sampdoria meravigliosa, cazzuta, letale in avanti, con personalità e determinazione in mediana, attenta al dettaglio in difesa, una squadra pressochè perfetta. Qualcuno si sarà chiesto se in campo fossero davvero scesi undici dei giocatori protagonisti di un avvio di campionato semplicemente da incubo.

Se pensiamo a quanto visto nella gara con il Lecce questa squadra, grazie alla gestione Ranieri, ha compiuto mille passi in avanti per convinzione, mentalità, spirito, compattezza e consapevolezza, spazzando via quei maledetti fantasmi che hanno caratterizzato la prima parte di stagione. Per 70' ho goduto nel vedere una squadra finalmente Squadra, in grado di tenere testa, nonostante tutti i propri limiti, ad una delle compagini più in forma e quotate del torneo, protagonista di un mercato scintillante, con un centrocampo meritevole dell'Europa, reduce dal blitz di Bergamo e la manita rifilata alla Fiorentina. La rimonta subita a Lecce rappresenta un mezzo passo in falso, fisiologico nel loro percorso di crescita di tale portata. 

Abbiamo iniziato la gara con giusto piglio, dando subito la sensazione di non essere andati in Sardegna per fare le barricate, bensì per giocarcela, rispondere colpo su colpo. Abbiamo tenuto botta una volta che i sardi hanno iniziato ad accelerare, poi il tridente Ramirez – Quagliarella – Gabbiadini ha iniziato a dare il bianco; la paratona di Rafael sulla rovesciata di Fabio, le occasioni n in ripartenza, il vantaggio su rigore prima dell'intervallo. L'uruguayano, fatta eccezione per la palla banalmente persa sulla trequarti in occasione del goal di Nainggolan, è stato sublime, giocate di classe a tutto campo accompagnate da invidiabile dinamismo, il raddoppio la ciliegina sulla torta.

Chi mi conosce sa quale sia uno dei miei terrori, le rimonte. Non è colpa mia, purtroppo è la mia storia di tifoso Doriano che me l'ha generata, ne ho viste troppe, penso sempre di averle viste tutte e invece il destino mi sorprende ancora una volta, purtroppo va spesso detto. Sullo 0-2 non ero tranquillo, nemmeno l'1-3 con la perla di Fabio pochi secondi dopo il goal di Nainggolan mi ero calmato completamente,  continuavo a guardare il cronometro, sembravo un'anima in pena. Anche quando eravamo più forti l'incapacità nell'amministrare il vantaggio rientra da sempre nel nostro dna, figuriamoci poi quando capita un'annata tormentata e si gioca a Cagliari, dove tra goal nel recupero, interventi goffi dei nostri portieri e rigori sbagliati al 90' ne abbiamo viste di tutti i colori.

Fino a quel momento tra me stesso ho pensato che, dopo il pari con l'Atalanta, avevamo ritrovato la Sampdoria che aspettavamo, a prescindere dall'esito finale della sfida che, purtroppo o per fortuna, dipende da mille variabili. Sarebbero stati tre punti potenzialmente svolta di una stagione, salire a quota 15 avrebbe consentito di prendere ulteriore fiato in chiave salvezza e dare enorme continuità al filotto della gestione Ranieri, senza dimenticare la fortuna trovata e cercata nel recupero con Lecce e Spal. Nel giro di un paio di minuti abbiamo rimesso tutto in gioco, la doppietta di Joao Pedro, grande talento in parte inespresso e facilitato dalle nostre dormite, ha consentito ai cagliaritani di tornare in parità. In pieno recupero l'ultimo subentrato all'ultima occasione, lasciato inspiegabilmente smarcato in area al 97', fa venire giù d'entusiasmo la Sardegna Arena, il nostro sogno si trasforma improvvisamente in un incubo.

Quali sono le constatazioni da fare? Ho faticato a gestire la rabbia per tutta la notte, perchè una Sampdoria di questo livello non meritava di uscire sconfitta, portare a casa almeno un punto in trasferta contro un avversario tecnicamente e mentalmente superiore dopo una prestazione di tale livello sarebbe stato giusto. Le partite però durano 90' e passa, ce ne siamo resi conto per l'ennesima volta. Le concause del tracollo finale? La superiorità e la capacità di reagire dell'avversario, le individualità dei singoli, subentrati compresi, l'incapacità di tenere palla, la “paura” di vincere, alcune sostituzioni che non hanno convinto con il senno del poi. 

Parliamoci chiaro, se siamo tornati a giocarcela stragrande merito è di mister Ranieri, capace di trasformare una compagine già arresa, depressa e talvolta impresentabile per spirito e atteggiamento in campo in un gruppo battagliero, nel quale diversi giocatori si stanno ritrovando e sono state poste diverse pezze ad alcune nostre mancanze. Nessuno ha la sfera di cristallo per affermare ad agosto o a stagione in corso che siamo già retrocessi, né di pensare che i giochi salvezza siano già scritti a nostro favore. Ci sarà da patire e sarà vietato sbagliare il mercato di gennaio. 

Adesso però stiamo vedendo una squadra, una constatazione impossibile per alcuni, un dato di fatto reale raggiunto invece per tutti coloro che ci hanno sempre creduto. Non saremmo il Real Madrid, ma nemmeno l'ultima squadra del pianeta, abbiamo i mezzi per giocarcela. La mentalità di Ranieri è stata vitale e la prestazione per 70' a Cagliari lo dimostra, siamo sulla strada giusta. Detto questo, sempre con il senno del poi e prendendo atto della stanchezza di alcuni elementi, a mio modesto parere questa squadra, se non costretta, non può mai privarsi del cervello Ekdal e del devastante Ramirez, dovendo già peraltro far uscire Gabbiadini. Tutto vero, poi bisogna fare i conti con i rischi di risentimenti muscolari o di pestoni subiti dai giocatori cardine e si fanno certe valutazioni, giuste o sbagliate che siano. A quel punto il nostro baricentro si è notevolmente abbassato, non siamo più riusciti a tenere palla e la retroguardia, già ricca di toppe con la scelta di confermare fuori ruolo Thorsby come terzino destro in affanno negli ultimi 20', è andata in bambola. 

Sono tante le note liete della serata nonostante il risultato finale ci faccia dare le testate contro il muro; il ritrovato Quagliarella, il Ramirez show, un Gabbiadini in versione più sacrificio ed efficacia, un attacco finalmente capace di fare male, una mediana di tutto rispetto fino a quando Ekdal è rimasto in campo. Con un terzino destro di ruolo o un difensore adattato viste le defezioni di Depaoli e Beresyznski, elementi consapevoli nel finale di entrare in un'autentica battaglia e il promemoria nel marcare la punta centrale in area al 97', chissà le cose avrebbero potuto andare diversamente. Non meravigliamoci se qualcuno trova sempre meno minutaggio, entrare in campo sebbene per pochi minuti e atteggiarsi come se fossimo in Corso Montenapoleone a far shopping anziché giocarsi la vita al fianco di tifosi e compagni, lascia sinceramente sbigottiti. Per fortuna gennaio si avvicina e chi non ci crede può andarsene per la gioia di tutti quanti, chi sostiene ovunque la Sampdoria in primis. Serve giocare con il coltello tra i denti.

Mai come quest'anno la Coppa Italia assume una rilevanza molto limitata, con grande probabilità scenderanno in campo tutte le seconde linee e sinceramente l'obiettivo non rappresenta una priorità, ovviamente senza fare figuracce in ogni caso. Come si arriva alla sfida con il Parma, un'altra compagine ferita dai finali delle sfide con Bologna e Milan, tre punti buttati via sul più bello quando sembravano ormai in cassaforte. Ci si arriva con la consapevolezza di giocarci una gara importante contro un avversario ricco di individualità capaci di fare male, in primis in avanti con Kulusevski e Gervinho, e al tempo stesso che stiamo ritrovando la Sampdoria che tutti vogliamo. Diverse le carenze, alle quali ci auguriamo il mercato di gennaio possa davvero stavolta rivelarsi risolutivo, la squadra sta finalmente dimostrando di essere in grado di affrontare tutto e tutti. È vero, può perdersi  in un bicchiere d'acqua e ti fa buttare giù il muro a suon di imprecazioni, finalmente ti dà però motivi per essere ottimisti e un po' orgogliosi.

Non diamo mai nulla per scontato, ricordiamoci come eravamo messi fino all'arrivo di Ranieri, la classifica è ancora deficitaria ma abbiamo intrapreso il cammino giusto. Parlare di retrocessione sicura, fare autolesionismo mediatico o vittimismo ambientale non serve a nulla, non portano punti. Questo gruppo ha bisogno del nostro supporto, in campo ha iniziato a giocare da provinciale, con la bava alla bocca e la voglia di tirarsi fuori al più presto dalle sabbie mobili. Loro, noi, tutti quanti vogliamo salvarci, sarà dura ma ce la possiamo fare. Qualsiasi legittima considerazione sui responsabili di un'annata lontana anni luce dal blasone e dalle ambizioni della Sampdoria va fatta al termine della stagione, a bocce ferme. 

Ora la priorità è salvarsi ad ogni costo, sugli spalti siamo sempre presenti, in campo la paura ha lasciato spazio all'orgoglio. Domenica un'altra battaglia, una delle tante dove mettere tutto, noi stessi, con il sangue agli occhi, la smania di riscatto e la consapevolezza su cosa significhi essere la Sampdoria e Sampdoriani. I 70' di Cagliari e i tifosi presenti in Sardegna ne sono l'emblema. Dai Doria.