Puggioni: "Mister lavora di reparto. Sabato mattina non riuscivo neppure a salire sul lettino dei massaggi"

02.02.2017 23:55 di  Maurizio Marchisio   vedi letture
Puggioni: "Mister lavora di reparto. Sabato mattina non riuscivo neppure a salire sul lettino dei massaggi"
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© foto di Federico Gaetano

Ospite telefonico di Blucerchiati, in onda su Antenna Blu con la collaborazione di Sampdorianews.net, il beniamino dei tifosi blucerchiati, Christian Puggioni, ha espresso considerazioni ed emozioni della sua favola Sampdoriana, senza dimenticare i momenti difficili vissuti al Chievo Verona.

“Questo è un momento importante, perché avevo un contratto in essere con la Sampdoria fino al 2018, ma avevamo una promessa in ballo che era già stata fatta al momento della firma nel 2015, e ad oggi ci siamo ritrovati per sancire quello che ci eravamo detti in tempi non sospetti. Questo è stato avvallato dalle prestazioni sia sul campo che nella vita quotidiana, di spogliatoio e di allenamento.

Non so definire questa stagione, lo farò quando finirà, fare valutazioni in corso d’opera non è mai intelligente perché quello è che  oggi fra due, tre cinque o sette domeniche potrebbe non essere, dunque le valutazioni vanno sempre fatte a 360° e, come si dice in gergo tecnico, sul pezzo lungo. Per ora so di aver avuto la fortuna di essermi regalato l’esordio nella stracittadina, aver avuto la fortuna e la bravura di vincerla ed è una cosa che lascerà il segno. L’emozioni che ho provato e che provo tutt’ora, quando esco dal tunnel guardo la mia gradinata, quando posso difendere la maglia blucerchiata che rappresenta quello che ho avuto nel cuore.

Al Chievo ho passato un momento difficilissimo e pericolosissimo a livello mentale, quello che il Chievo ha deciso di attuare nei miei confronti è stata una violenza psicologica importante che tendeva a distruggere prima l’uomo e poi il calciatore. Devo ringraziare la mia famiglia che mi è stata vicina, sono stati dodici mesi d’inferno. Non più tardi di oggi ho letto che il direttore del Chievo che a suo tempo prese questa decisione adesso è stato licenziato. Non nascondo che ogni mese chiamava il mio agente dicendogli: adesso Christian farebbe la scelta che ha fatto? In tono provocatorio, erano tante piccole e brutte parole ed episodi, mi allenavo in un campo spento senza luce, immaginatevi un portiere senza allenatore ne compagni come può allenarsi, può solamente correre in un campo senza illuminazioni. Era un momento davvero difficile.

Io sono genovese e tifo Sampdoria, essendo nato a Genova so che a Genova ci sono due cose importanti per i genovesi: la Sampdoria ed il Genoa. Da Sampdoriano, un genoano che avesse indossato la maglia anche dando il meglio non l’avrei accettato, allo stesso modo non me la sono sentita di tradire la mia fede ed indossare una maglia per cui non avrei potuto dare il meglio di me. E’ stato un rispetto per tutte e due le tifoserie che mi ha portato a fare questo tipo di scelta, sicuramente il rispetto per la Sampdoria è maggiore ma c’è anche rispetto per l’altra parte di Genova, prima di tutto sono genovese, questo è stato il motivo fondamentale per cui io ho lasciato perdere l’offerta del Genoa, offerta anche gradita economicamente perché avrei percepito di più ogni singolo anno in più in cui mi avrebbero allungato il contratto, ma sarebbe stata una scelta che non mi avrebbe portato a vivere bene con me stesso. Ora, questo periodo che sto vivendo è bello, ma credo, forse, di riuscire a viverlo con serenità anche per quello che ho passato al Chievo, quindi il fatto di allenarsi da soli, la costanza, mantenere il proprio obbiettivo nonostante magari le critiche di altre persone, quindi in parte mi ripaga di quello che ho subito, ma è una parentesi che rimane e che segna.

Nel calcio esistono le qualità dei giocatori, ci sono calciatori che sono talentuosi, li conosciamo tutti perché è facile riconoscerli, io scherzando invece dico di avere il talento del lavoro, il talento della cocciutaggine, quando mi metto in testa qualcosa cerco di portarlo a buon fine. Ho sempre detto, e lo sostengo, che Christian Puggioni deve essere una risorsa per la Sampdoria, a prescindere che giochi o non giochi. L’allenatore ha la possibilità di attingere a questa risorsa nel caso la ritenga necessaria o comunque funzionale a quello che è primario, ovvero la Sampdoria. Come ho detto anche domenica, credo che questa Sampdoria abbia un valore aggiunto che è l’allenatore, perché dando da un organizzazione del gioco del genere e mettendo insieme delle componenti che sono ragazzi giovani, che siano o meno italiani, hanno bisogno di un faro o comunque di una guida tecnica di questo tipo. Credo che lui sia la persona più adatta per sapere di cosa ha bisogno la squadra ed in che momento.

Venerdì pomeriggio ho avuto un problema serio e sabato mattina non riuscivo neppure a salire sul lettino dei massaggi, mi dovevano mettere sul lettino talmente avevo male. Non so come abbiano fatto lo staff sanitario e fisioterapico a rendermi accettabile per poter giocare. Per fare un esempio io non riuscivo neanche a calciare, non ho mai calciato in tutta la partita, avevo anche difficoltà ad allacciarmi le scarpe. In una condizione del genere, andare a guardare le virgole nella prestazione, io che l’ho vissuta, anche se solitamente sono molto critico con me stesso, non me la sento, guardo i tanti lati positivi. L’episodio del gol di Perez, la palla come arriva non può essere deviata in calcio d’angolo perché la calcia quasi di collo esterno e dunque ero costretto a deviarla lateralmente, forse potevo dargli più forza ma l’indirizzamento di quella palla è corretto perché è stata respinta nella parte di campo dove teoricamente non ci dovrebbe essere nessuno, ha fatto gol il quinto o quarto di centrocampo della Roma ed era quasi più avanti degli attaccanti ed il tiro è arrivato dalla mia destra. Solitamente, quando prendi un tiro ad incrociare dalla parte opposta in zona area piccola laterale non dovrebbe esserci un attaccante. Tecnicamente dove è stata indirizzata la respinta è giusta, poteva essere più forte la respinta, ma ripeto, è stata condizionata dalla condizione fisica del momento. A differenza, nella punizione di Totti sono riuscito ad usare la forza che aveva la palla per indirizzarla lateralmente, però era una palla molto più centrale e non laterale come il primo gol.

Infine, l’estremo difensore blucerchiato, ha risposto ad una domanda tecnica rivoltagli dal nostro collaboratore Enrico Cannoletta, presente in studio:

“Il mister lavora di reparto, la squadra è un blocco solo, quindi i movimenti sono quasi tutti codificati, lavora con la linea alta, ma la linea alta è una conseguenza di come si muove la palla, quindi la classica zona pura come veniva espressa prima, ovvero se è una palla che può essere calciata liberamente alle spalle di un difensore, denominata palla scoperta, costringe la linea difensiva ad arretrare perché c’è il tempo per cui un attaccante o centrocampista possa attaccare la profondità. Il concetto del pressing che il mister attua sistematico è per riuscire a coprire la palla ovvero ad impedire che il portatore di palla possa gestirla a suo piacimento e non possa effettuare un lancio in profondità, coprendo questa traiettoria di lancio permette alla linea difensiva di salire mettendo in fuorigioco gli attaccanti avversari. In più, da densità tra la palla e la linea difensiva, quindi se c’è un fraseggio è più facile arrivare alla linea di pressing a rubare palla e ripartire. Cosa chiede al portiere? Innanzitutto coprire le spalle ai difensori, perché avete visto che ha una linea molto alta, tra centrocampo e trequarti di campo troviamo forse la linea dove è posizionata maggiormente durante durante la partita. Può succedere che le squadre conoscendoci facciano un semplice passaggio fra ala e centrocampista in orizzontale ed il centrocampista di prima gioca una palla, come poteva giocare Volpi per citare un Sampdoriano, alle spalle della linea dove gli attaccanti col tempo giusto attaccano. Quella profondità la deve coprire il portiere e quindi devo giocare fuori dall’area di rigore, devo dare la tranquillità alla linea difensiva per giocare alta. Allo stesso tempo il mister chiede che il portiere dia i comandi verbali per richiamare la presenza o meno dei propri centrali di difesa durante le palle laterali per esempio quelle sotto l’area di rigore oppure la disposizione della difesa a zona in base a come si dispone l’avversario sui calci d’angolo, le decisioni dell’iniziazione del gioco da palla a terra o palla a mano è decisione del portiere, noi abbiamo una serie di soluzioni che proviamo, ne parliamo e poi il portiere in quel momento decide i tempi, ovvero, ci sono gli spazi per giocare, gioco, ho la linea di pressione molto alta, la squadra avversaria ha grande forcing quindi bisogna allentare la pressione allora opto per una palla indirizzata su una mezzala che apre oppure sul lancio lungo si chiude la difesa e faccio salire, quelle sono tutte situazioni che vanno gestite dal portiere. Per l’allenatore il portiere è una sorta di organizzatore del reparto arretrato.”

“Ci tengo a fare le condoglianze al direttore Osti, doveva essere lui l’ospite ma abbiamo deciso di lasciargli la privacy in questo momento delicato, ci tenevo a fargli le condoglianze anche pubblicamente.”