ESCLUSIVA SN - Panicucci: "Obiang, la mentalità vincente"

17.04.2015 22:50 di  Diego Anelli   vedi letture
ESCLUSIVA SN - Panicucci: "Obiang, la mentalità vincente"
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© foto di Federico De Luca

Nel calcio moderno una della professioni che sta prendendo sempre più piede anche nel campionato italiano è la figura del mental coach. Per analizzarla al meglio Sampdorianews.net ha avuto il piacere di intervistare in esclusiva Diego Panicucci, mental coach di numerosi atleti, tra i quali spicca Pedro Obiang:

Diego, la scorsa stagione non è stata semplice, alcuni problemi fisici hanno condizionato il rendimento di Pedro in particolare nei momenti chiave dell'annata. Quando un giovane di valore è reduce da una stagione simile, il ruolo del mental coach assume una rilevanza probabilmente superiore alla media? “A dispetto di quello che può apparire nell’immediato, una situazione impegnativa racchiude in se enormi opportunità, ovviamente se saputa gestire e sviluppare diventa preziosa per arricchire le proprie capacità riuscendo a conoscere meglio se stessi e prendendo di fatto la consapevolezza necessaria di quanto e come il corpo sia legato alla mente e viceversa. Posso affermare che il ruolo del mental coach è fondamentale per sviluppare quelle risorse nascoste che ognuno di noi possiede ma che spesso utilizza solo in parte e del tutto casualmente. Sia nel caso in cui si parli di un atleta in piena forma fisica, sia nel caso di un atleta con situazioni da risolvere, quali esse siano infortuni, cali di rendimento o performance altalenanti, il lavoro non cambia. Se osservi bene, l’unico fattore a cambiare è l’atleta, la sua motivazione, il suo stato d’animo, la sua identità. Il mental coach è sempre se stesso, non cambia, sia in un caso che nell’altro.  La vera variabile è proprio la mentalità  con la quale l’atleta decide di affrontare la propria carriera da un certo momento in avanti. In base alla scelta che il giocatore deciderà di effettuare,  un eventuale infortunio rappresenterà solo un episodio utilissimo che di fatto avrà dato vita ad un processo di cambiamento e soprattutto di miglioramento globale. Il mental coach che lavora con un atleta stimolato a volersi migliorare, sicuramente si trova di fronte a svolgere nel migliore dei modi la propria professione ed entrambi trarranno grandi benefici e soddisfazioni reciproche, il tutto sarà alimentato e sospinto con forza nella direzione di risultati sempre più ambiziosi”.
 
Nonostante la giovane età Pedro si è fatto notare fin dai primi giorni in blucerchiato per la grande personalità, un'indiscutibile fame di successo e voglia di affermarsi nel calcio che conta. I valori umani, la professionalità e il carattere di tale livello quanto agevolano il lavoro del mental coach? “Ritengo che siano indispensabili e  di fatto costituiscano le fondamenta perfette per un lavoro che porti risultati certi. Personalmente lavoro esclusivamente con persone motivate, che amano la propria professione e che hanno sogni da conquistare. Questi aspetti sono imprescindibili dal buon esito del lavoro e quindi dai risultati, la mia più grande soddisfazione sta nel vedere la crescita dei miei ragazzi nel raggiungere i loro obiettivi  alimentando cosi una maggiore consapevolezza necessaria per poter puntare a nuovi traguardi con fiducia, sicurezza e forza”.
 
Pedro è un campione, è uno dei concetti sempre emersi nelle precedenti interviste. Quale step ha raggiunto nel proprio processo di crescita e a tuo parere quali sono gli ulteriori margini di miglioramento a sua disposizione? “La vita ci insegna che si può sempre migliorare. Ogni giorno abbiamo a disposizione 24 ore per dar forma al nostro futuro, sono sempre le scelte di oggi a plasmare il nostro domani.  Ci insegna che il miglioramento è alla base del successo personale e posso dirti che Pedro è un atleta di successo, un ragazzo speciale con tanti sogni da conquistare e se continuerà a lavorare con la stessa intensità e professionalità di quanto fatto finora arriverà a conquistarli tutti, uno per uno.  Quando una persona ha degli obiettivi chiari e una piena consapevolezza del proprio essere, i miglioramenti diventano esponenziali, sarebbe riduttivo cercare un metro per misurarli”.
 
Quando si ha a che fare con una squadra dall'età media piuttosto bassa, il lavoro dell'allenatore non è sicuramente semplice nella gestione degli apici e punti più bassi raggiunti nell'annata. Quanto cambia il tuo lavoro in base al rendimento del giocatore e dell'andamento della squadra nell'arco della stagione ufficiale? “L’atleta che lavora con me sa perfettamente come elaborare le varie situazioni che possono presentarsi durante il campionato e sa di conseguenza come elaborare gli episodi perché diventino a tutti gli effetti degli strumenti utili per migliorare uno stato attuale. Le strategie cambiano a seconda di ciò che abbiamo davanti ma quello che non cambia mai è l’atteggiamento con il quale ci rapportiamo di fronte alle varie situazioni.  Inutile sbattere la testa su cose oramai passate, è necessario osservare cosa si possa fare oggi con ciò di cui disponiamo e  nel modo migliore nel caso in cui si presenti nuovamente una situazione simile. Cito una frase a me cara “L’esperienza non è ciò che ti accade ma è quel che fai tu con ciò che ti accade”. Quindi diventa fondamentale saper dare una lettura corretta a qualsiasi episodio possa accadere all’interno di una gara, di una squadra, di un contesto particolare. Risulta normale che un contesto positivo porti risultati positivi e quindi è fondamentale riuscire ad avviare un processo che responsabilizzi e stimoli costantemente l’attenzione su ciò che realmente sia utile per raggiungere un determinato obiettivo”.
 
Il calcio si è globalizzato, da ogni parte del mondo si possono ammirare i campionati e le competizioni più disparate, ogni professione inerente al mondo del calcio deve sempre aggiornarsi, migliorare le capacità linguistiche, curare ogni mille sfaccettatura per dimostrarsi al top in ogni ambiente e situazione. Come procede il tuo lavoro con Pedro sotto tale profilo?
“Anche la mia professione risulta essere parte di questa globalizzazione e aggiornamento come del resto le varie figure professionali che ruotano attorno agli staff delle squadre o anche nel modo stesso di interpretare il calcio. Credo sia un processo del tutto normale e molto stimolante. Facendo sempre parte di uno sviluppo e quindi di una crescita ritengo che il nostro lavoro vada di pari passo, è uno stimolo reciproco a migliorare e migliorarsi. Può capire di trovarsi di fronte  situazioni con le quali ci rapportiamo sempre nel solito modo ma analizzandole meglio nascondano delle alternative molto valide per poter dare qualcosa di diverso, di più utile ed efficace per quel contesto specifico. Su questo argomento Pedro è una persona con la quale si lavora decisamente molto bene proprio perché da quando lo conosco è sempre stato sospinto da una grande voglia di ampliare il proprio potenziale e le proprie capacità, in poche parole possiede una mentalità vincente”.
 
Mancano ancora otto sfide impegnative, la Sampdoria ha buone possibilità di raggiungere un piazzamento europeo. In tal caso nella prossima stagione i blucerchiati sarebbero impegnati su ben tre fronti, ovvero campionato, Coppa Italia e Coppa Europea. Dinanzi a tale scenario sotto quali punti di vista il vostro lavoro registra variazioni in termini di modalità e intensità? “Ti posso garantire che solo l’idea di poter lavorare  ad una stagione dove potrebbe calcare certi palcoscenici e certe competizioni mi trasmette fin da adesso degli stimoli fortissimi. Questo per farti intendere il tipo di intensità e le modalità con le quali affronteremo le nuove sfide”.
 
Pedro si sente a casa alla Sampdoria. Quanto viene agevolata la professione del Mental Coach dall'ottimo feeling del giocatore con l'ambiente che lo circonda? “Il contesto è uno dei fattori più importanti e delicati per rendere al 110%. Già questo anno come avrai notato molte squadre di serie A hanno dovuto far fronte a situazioni spiacevoli proprio per problemi legati al contesto, ovvero, all’ambiente che circonda la squadra. Purtroppo spesso sono episodi che non dipendono direttamente dal calciatore e non tutti i calciatori reagiscono nella solita maniera ad un determinato impulso. C’è chi reagisce e chi subisce il contesto. In entrambi i casi è importante trovare una giusta lettura, proprio come ti ho accennato poco fa rispondendo all’altra domanda, risulta fondamentale avere un equilibrio e capire fin da subito cosa sia utile e cosa no per attuare un cambiamento e una strategia che porti nell’immediato risultati positivi. Lavorare in un ambiente positivo è senza ombra di dubbio il terreno migliore per poter seminare bene e raccogliere i frutti desiderati”.
 
L'ottimo rendimento finora offerto ha portato Pedro nel mirino di grandi big a livello nostrano ed europeo. Per un giovane può essere più facile montarsi la testa o perdere di vista i propri obiettivi individuali e di gruppo, mentre nel suo caso ha sempre dimostrato di restare con i piedi ben saldi per terra, offrendo un rendimento costante. Quanto ha influito il vostro lavoro in tale mentalità? “Sinceramente ritengo che queste siano caratteristiche basilari racchiuse dentro la personalità, la mentalità e l’educazione del ragazzo stesso. Ciò che viene fuori dal nostro lavoro è uno sviluppo delle sue capacità e di ciò che realmente è lui. Il mio compito è fornire gli strumenti più utili in modo che possa utilizzare e gestire al massimo le proprie potenzialità, le proprie capacità,  ma credimi se non avesse posseduto queste caratteristiche umane,  non avremmo neppure avuto l’opportunità di lavorare insieme”.

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