Garbarini, i ricordi dell'ex blucerchiato e comasco

23.08.2014 09:14 di  Matteo Romano   vedi letture
Garbarini, i ricordi dell'ex blucerchiato e comasco
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Giorgio Garbarini, capitano della Sampdoria di fine anni '60, è stato anche un giocatore del Como, sul finire di carriera. In vista del match di Coppa Italia, l'attuale commentatore dell'emittente genovese Telenord, è stato intervistato da Il Corriere Mercantile, sulle cui pagine ricorda dei suoi trascorsi, sia nelle fine blucerchiate, sia in quelle lariane: "Ho fatto il capitano blucerchiato quando in panchina c'era Bernardini, uno dei più grandi della nostra storia del calcio per cultura, competenza, qualità umane".

Garbarini, anche il "tuo" Como era una gran bella squadra.

"Ci andai a fine carriera, pensavo di smettere e già facevo l'assicuratore per la Toro, sarebbe stato il mio lavoro per 39 anni. Durante il merato di novembre mi chiamò Beltrami, il ds: vieni qui, ci divertiremo, ma ci serve uno con la tua esperienza, abbiamo già preso Cappellini per l'attacco. Vieni almeno per un anno, poi fa' quello che vuoi". 

E ci sei rimasto quattro anni.

"Arrivai in uno spogliatoio pieno di ragazzini. Tra loro c'erano Tardelli, Paolo Rossi, Scanziani, gente insomma che avrebbe fatto una gran bella carriera. Io ci misi la mia esperienza. In panchina c'era Marchioro che aveva come vice Bagnoli. Quando qualche anno dopo sarebbe andato al Milan, a far giocare Rivera sulla destra, gli dissi: guarda che ti esonerano. Lui niente, dritto per la sua strada: lo esonerarono.

Nelle file dei lombardi, Custer, com'era soprannominato l'ex blucerchiato, ebbe modo di conoscere e apprezzare Pietro Vierchowod, suo giovane compagno di squadra e futuro pilastro della Sampdoria dello Scudetto: "Giocavamo sul campo del Palermo e quel ragazzino doveva marcare Troja, il centravanti rosanero, esperto e cattivo, quindi pericoloso. Io come sempre ero il libero e gli dissi: "Senti è il caso che ti giochi più vicino, per darti una mano?". [...] E lui mi rispose, gentile ma fermo: "Lei pensi a fare il suo lavoro, che al mio ci penso da solo". Ecco, in quella risposta c'era tutto quello che sarebbe stato Vierchowod.