Di Carlo: "Se nel 2011 fossi rimasto io non saremmo retrocessi"

25.02.2016 13:56 di  Roberto Lazzarini   vedi letture
Di Carlo: "Se nel 2011 fossi rimasto io non saremmo retrocessi"
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Domenica al Ferraris la Sampdoria dovrà affrontare il Frosinone in quella che è diventata ormai una gara cruciale per i destini della squadra blucerchiata, che contro ogni aspettativa estiva si ritrovano ora a dover lottare per non retrocere. E il dramma della retrocesione lo conoscono bene i tifosi della Samp, costretti a viverlo inaspettatamente anche nel 2011, in quell'incredibile stagione cominciata con i preliminari di Champions League e finita fra le lacrime di un popolo intero. All'inizio di quell'annata da incubo sulla panchina sedeva Domenico Di Carlo, ora allo Spezia, che ha ricordato quei giorni in un'intervista rilasciata a La Repubblica:

Mister, c'è da tremare? "Non scherziamo, la formazione di Montella è più forte della mia. Ha solo bisogno di serenità e lucidità, togliersi la paura, dare tutto, mettendo in campo grinta e determinazione, senza farsi prendere dall'ansia. Noi eravamo reduci da un mercato assurdo, si era fato male Pozzi e fu venduto lo stesso Pazzini, avevamo perso Cassano, in squadra c'erano pochi leader, i giocatori scendevano in campo terrorizzati. Avevo cambiato modulo, ero passato al 3-5-2, bisognava ritrovare i giusti equilibri, ma non mi fu dato il tempo."

La Sud voleva a tutti i costi la sua testa. "Con il senno di poi posso dire che fu un errore, anche se i miei risultati non erano esaltanti. A distanza di 5 anni lo dico senza remore: se fossi rimasto io, non saremmo retrocessi. Pagai le idee di qualche dirigente, diciamo pure il nome, Asmini, che invece di pensare alla Samp, si occupò solo del proprio tornaconto, chiamando il suo amico Cavasin. E penso anche che qualcuno abbia condizionato lo spogliatoio, alcuni giocatori, tanto è vero che anni dopo Palombo mi ha chiesto scusa. In più certi commenti negativi devono essere finiti anche nelle orecchie della tifoseria. Ci sarebbe voluta calma e pazienza, avremmo superato la crisi. E invece dopo di me ci fu il tracollo."