1946 - I portieri blucerchiati dal 1946 alla prima retrocessione del 1966

17.09.2018 19:46 di  Guido Pallotti   vedi letture
1946 - I portieri blucerchiati dal 1946 alla prima retrocessione del 1966
© foto di Sampdorianews.net

PIERO BONETTI: approdò alla Sampierdarenese proveniente dal Brescia nel 1945 e disputò il campionato alta Italia, l’anno dopo, quello della fusione con l’Andrea Doria, e vi rimase fino al 1950, quando ci fu il primo e forse più clamoroso scambio di giocatori: lui e Pinella Baldini al Genoa in cambio del mediano Bergamo. Fu lui a debuttare con la maglia della Sampdoria a Roma, dove subì 3 reti. Nella Samp disputò 86 partite, su 145; 24 nel primo campionato, solo 5 nel secondo, ritrovando però la titolarità nell’ultimo 1949 – 50. Di lui ho il ricordo personale del penalty parato al genoano Boyè appunto in quel campionato, che ci permise di vincere il derby, dopo che Bassetto aveva vanificato un calcio di rigore colpendo un palo della porta difesa dal portiere Piani, trafiggendolo  però dopo con un tiro di destro dall’interno area.

Pare fosse fidanzato con l’attrice  Lucia Bosè presentatagli da Gina Lollobrigida che a sua volta stava con un altro giocatore della Sampdoria, partecipò pure ad un paio di film che a quanto pare gli furono d’intralcio al proseguo della carriera. Pur disputando ancora un paio di discreti campionati col Genoa, fu poi chiuso da Franzosi ex Inter ed un ultimo alla Fiorentina come secondo di Costagliola, non disputando però nessuna partita. Abbandonato il calcio, si dedicò all'aviazione fondando una propria società, la “Bonetti Aircraft Supports”, passata poi in gestione ai figli Carlo e Nora. È scomparso nel 2012 all'età di 89 anni nella sua città di adozione, Genova.

SATIRO LUSETTI: nel 1945 passa all'Andrea Doria, di cui difende la porta in tutti i 26 incontri dell'anomalo Campionato Alta Italia 1945-1946. Dopo la fusione con l'Andrea Doria del 12 agosto 1946 si ritrova nella rosa della neonata Sampdoria, dove per cinque anni difende la porta della formazione genovese vivendo un lungo dualismo con Pietro Bonetti.; infatti disputa 13 presenze nella stagione 1946-1947 per poi imporsi come titolare nell'annata successiva ed essere nuovamente relegato fra le riserve (18 presenze in 2 stagioni dal 1949 al 1951. Nell'annata 1950-1951, dopo la cessione di Bonetti al Genoa, scende in campo con più regolarità (21 presenze alternandosi con Vincenzo Reverchon che dal ’50 al ’55 giocò 24 partite, essendo stato acquistato dalla Sampdoria nel 1950, come riserva del titolare Lusetti: in realtà ci fu una certa alternanza, dato che Reverchon giocò 17 gare contro le 21 del numero 1 titolare). Nel campionato ’54 -55 causa un infortunio al titolare Pin, disputò altre 7 partite consecutive, di lui mi raccontavano che ad ogni parata effettuata, prima di rilanciare il gioco, faceva roteare il pallone sulla punta di un dito). 

Lusetti, che chiamarono “il gatto magico” nell'annata successiva, per l'arrivo del Nazionale Bepi Moro, non scende in campo in neppure in un incontro di campionato. Passa quindi alla Lucchese , torna alla Sampdoria, nuovamente senza mai essere schierato in campionato. In un incontro casalingo con la Juventus, ma non giuro sull’esattezza dell’avversaria, Lusetti con un braccio menomato per infortunio (non esistevano le sostituzioni) volò da un palo all’altro, guadagnandosi l’appellativo di “gatto magico.  Fino a questo punto ho dovuto chiedere aiuto a diverse fonti, però dal campionato ’52 –’53, come d’accordo con i miei genitori, papà sampdorianissimo, avrei avuto la domenica nella quale la Samp giocava in casa 500 lire, 300 per l’ingresso ridotto, avevo 13 anni, e le altre 300 per il tram e la merenda (che meraviglia la biova con farinata calda della friggitoria di Via del Piano (oggi Via De Pra). Perciò alla prima di campionato: Sampdoria – Napoli dell’esordiente 107 milioni Jeppson, vidi per la prima volta:

GIUSEPPE (BEPI) MORO: avevo visto soltanto una volta la Sampdoria per un'intera partita, non ricordo assolutamente nulla che mi abbia impressionato e sinceramente non è che di calcio capissi molto. Ricordo però una partita a Marassi, contro l’Udinese, stavamo già perdendo 0 – 1, quando il magiaro Szőke, a tu per tu con Moro, lo scartò e poi, me ne accorsi pure io ragazzino, sembrò calciare quasi a proposito oltre la traversa. A quel punto Bepi sembrò impazzire, si tolse la maglia nera da portiere, chiamò a se il centravanti Galassi infortunato e relegato all’ala sinistra, lo costrinse a scambiarsi le maglie, si avventò all’attacco e da una mischia nell’area di rigore dei friulani, scaturì il gol del pareggio, poi tornò a riprendersi la sua maglia sotto l’ovazione della Sud … solo molti anni dopo alcune leggende circolate in città ritenevano che non avesse fatto che andare a ricordare ad alcuni avversari che la partita avrebbe dovuto finire in pareggio, difficile comprendere la realtà.

Non erano ancora tempi di autografi e i giocatori non regalavano certo le maglie, anzi quelle della Sampdoria si vedevano spesso nei pomeriggi, lavate e stese nello spazio fra la Gradinata Sud e i Distinti. A noi bastava vedere i nostri idoli: Bepi con l’immancabile sigaretta, Bassetto, i biondi Gratton, Ballico, ecc.