1946 - Ermanno Cristin, "Gli eroi sono sempre giovani e belli"

28.11.2019 19:46 di  Guido Pallotti   vedi letture
1946 - Ermanno Cristin, "Gli eroi sono sempre giovani e belli"
© foto di Sampdorianews.net

Dal 1956 al 1959 ho lavorato come impiegato in Carignano in una piccola agenzia di trasporti rapidi e frequentavo il Bar Pastorino di Via Fieschi.

L’ultimo in alto a sinistra prima della piazza e in quel locale diventai amico dei miei più o meno coetanei, i garzoni del bar stesso e altri, per lo più avventizi della chiamata in porto. Quando non venivano destinati passavano da me, nello scagno dove smistavo gli arrivi e le consegne e che in caso di bisogno ricorrevo a loro. 

Già allora nel portone prima del bar c’era la pensione che ospitava alcuni giocatori della Sampdoria, ricordo Bruno Mora, il quale alcune sere palleggiava insieme a noi in piazza, tirando contro un unico portiere che aveva alle spalle i gradini della cattedrale. Fu però a metà degli anni ‘60 che i giocatori della Samp, ospiti della pensione, cominciarono a trasformare il bar Pastorino in loro ritrovo e molti compagni di squadra, a fine allenamento li raggiungevano. 

Io capitavo spesso in quel locale, per salutare i vecchi amici e da super Sampdoriano quale sono, chiacchierare con i miei idoli: Salvi e Cristin, quest’ultimo stava spesso insieme e in sintonia con i portuali, ormai soci della CULM, lui che conosceva il lavoro duro.

In un’intervista postuma a Samp TV raccontò che nel giorno stesso che, sarebbe dovuto partire in treno per raggiungere Genova e giocare nella Samp, aveva dovuto prima caricare il fienile del podere paterno.  Cristin, il Bisontino, soprannome datogli dai media, Bisonte era stato definito il mitico bomber del Milan Gunnar Nordahl, ex pompiere svedese e ariete dell’inimitabile trio Gre-No-Li. 

Ermanno lo ricordo allegro e guascone che giocava a flipper e mentre scrollava l’attrezzo urlava al titolare: “Casso Pastorin mi te lo scasso tutto sto coso”! Un pomeriggio ci raccontò, ridendo di se stesso, che era tutto fuorché un fine rifinitore, di come il Dottor Bernardini pretendeva specialmente da Salvi, Vieri e Frustalupi che dribblassero, quando erano ai limiti dell’area avversaria poi, rivolgendosi a lui, aggiungeva ridendo: “Ermanno, tu proprio no, tu devi usare quei due meravigliosi piedi che hai non solo per tirare in porta ma specialmente per fare dei cross tesi”! 

Infatti nel trionfale campionato di serie B 1966 – ’67, Francesconi segnò 20 goal e Salvi 12, molti dei quali grazie ai suoi traversoni. Lo rivedo i mercoledì pomeriggio ai bordi del campo della Sestrese in Via Chiaravagna, che canzonava quei compagni della prima squadra, che non avendo giocato la domenica erano impegnati coi ragazzi della Primavera. 

Se non era impegnato con altre persone l’invitavo a bere al chiosco e parlavamo dei nostri amici comuni. In uno di quei pomeriggi, indicandomi Vieri che stava sgranocchiando arachidi appoggiato alla griglia di recinzione, intento a sfottere Bette Sabatini, suo corregionale, mi raccontò ridendo e coinvolgendo pure me, di come in una scialba partita finita 0 a 0 a Catanzaro, lui avesse perso la catenina poi trovata da Vieri, e che descrivendo questo aneddoto un cronista aveva scritto che quella era stata l’unica buona azione fatta da Vieri in tutta la partita.

Ci eravamo poi incontrati sugli spalti del campo della Nafta a San Martino, seduto, con gli immancabili amici Gianca Salvi e Marietto Frustalupi, ci eravamo salutati poi avevo chiesto loro di autografarmi le foto che li ritraevano, da esporre nel Sampdoria Club Cornigliano, ricordando a Salvi che ne era socio fondatore Felice Orlando, suo primo tifoso.

L’ultimo ricordo che ho di lui è dell’intervista già citata a Samp TV, probabilmente già provato da quella malattia, che il 21 novembre da poco trascorso ci avrebbe privato di lui. Aveva ricevuto in omaggio una moderna maglia della Sampdoria col numero 9 e il suo nome. Ermanno non riusciva a nascondere la commozione intanto che reggeva, piangendo con amore quell’indumento.  “Gli eroi son sempre giovani e belli…”, frase che fa parte del testo “La locomotiva”, cantata da Guccini, e Cristin era un guerriero che aveva lottato per la sua bella, amata e poco più che ventenne Sampdoria.  

Frustalupi aveva definito Giancarlo Salvi ed Ermanno Cristin dei quasi fratelli… non ci sono più nessuno dei tre, li voglio immaginare giovani e belli che, con un pallone fatto di nuvola, ridendo e calciano verso San Pietro... portiere d’umor tetro.