DORIA ALE' CAMMINEREMO CON TE - Stiamo prendendo forma

La rubrica settimanale di approfondimento sul centrocampo blucerchiato.
11.07.2020 10:04 di  Corrado Camera   vedi letture
DORIA ALE' CAMMINEREMO CON TE - Stiamo prendendo forma

Dopo il successo sofferto di Lecce, le due partite con SPAL e Atalanta hanno avuto presupposti molto diversi. La prima ha rappresentato un altro scontro diretto, assolutamente da non sbagliare per scavare un piccolo solco con le concorrenti per la salvezza. Una partita quindi dai forti risvolti psicologici oltre che tecnici. La seconda, dati anche lo stato di forma e la posizione in classifica dell’avversario, è stata un’occasione con nulla da perdere, un jolly da giocarsi senza pressioni.

La Sampdoria si è presentata in campo in entrambi i casi con una linea mediana estremamente folta, a cinque, come ormai consuetudine dopo la ripartenza del campionato. La composizione in termini di uomini e la disposizione in campo è stata però diversa.

Con la SPAL si è puntato sull’esperienza di Ekdal e Bertolacci come cerniera centrale, sul dinamismo e il tempismo negli inserimenti di Jankto e Linetty sugli esterni e sull’estro di Ramirez sulla trequarti. Ekdal, apparso in crescita, ha dettato bene i tempi di gioco, toccando molti palloni, trovando spesso buone linee di passaggio e regalando quindi alla squadra una buona fluidità di manovra.

Soprattutto durante il primo tempo, la sensazione è stata quella di poter arrivare sulla trequarti avversaria con continuità e senza fatica. Bertolacci, schierato al posto dello squalificato Thorsby, nelle intenzioni aveva il ruolo principale di spezzare il gioco avversario. Tuttavia un’ammonizione rimediata dopo due minuti di gioco ne ha sicuramente limitato l’agonismo e quindi in parte l’efficacia. Jankto ha confermato il buono stato di forma visto nelle partite precedenti e ha mostrato un’intesa sempre crescente con Augello sulla corsia mancina.

Ramirez non era in una delle sue giornate più ispirate ma ha avuto comunque il merito di mettere lo zampino nella terza rete siglata da Linetty, il vero mattatore della partita. Oltre alle due reti e ai continui inserimenti, il polacco si è mostrato presente anche in aiuto a Bereszynski sia per il recupero palla che in fase di disimpegno. Con gli ingressi di Askildsen, Depaoli e Leris per Bertolacci, Jankto e Ramirez nel corso del secondo tempo, Ranieri ha aggiunto ulteriore densità al centrocampo, rinunciando al trequartista, puntando quindi a distruggere il gioco avversario e preservare il vantaggio acquisito nel corso della prima frazione. Missione compiuta e tre punti fondamentali portati a casa.

Con l’Atalanta si è iniziato con un centrocampo idealmente simile a quello con cui si è conclusa la partita con la SPAL. Da destra a sinistra hanno giocato Depaoli, Thorsby, Ekdal, Linetty e Jankto. Nessun trequartista, ma massa critica nel mezzo del campo per limitare, in fase di non possesso, le fonti di gioco dei bergamaschi. Con la palla tra i piedi, i due esterni e Linetty si sono dimostrati sempre pronti ad inserirsi in appoggio a Gabbiadini, sfruttando anche le sovrapposizioni dei terzini.

Un 4-5-1 in fase difensiva che ha assunto i contorni di un 4-2-3-1 in fase di possesso. La Sampdoria ha giocato una delle migliori partite del torneo ribattendo colpo su colpo alla squadra di Gasperini e anzi, per ampi tratti del primo tempo, apparendone pure più brillante. L’Atalanta ha sofferto soprattutto gli ottimi tempi di inserimento di Linetty e la catena di sinistra, che ha portato due volte Murru al tiro e svariate volte Jankto sul fondo. Anche Depaoli si è proposto con continuità, arrivando in un’occasione a concludere verso la porta dopo un’ottima percussione tra la trequarti e il limite dell’area.

In fase di contenimento il pressing dell’intera linea mediana ha portato a recuperare svariati palloni tra il centrocampo e la trequarti difensiva, asfissiando i portatori di palla avversari. I pericoli maggiori sono venuti, come a Roma, con lanci verso la prima punta a scavalcare la difesa, in assenza di pressing sui portatori di palla. Ossia, quando il centrocampo ha tirato leggermente il fiato o, nel caso del secondo tempo, quando la stanchezza ha iniziato a farsi sentire. Quello che è mancato è stato il cinismo di trasformare in rete le occasioni prodotte.

In una stagione meno sofferta e con altri obiettivi, una partita giocata con una prestazione di questo livello e persa per due disattenzioni su calcio d’angolo mi avrebbe fatto infuriare. Quest’anno ho apprezzato anche solo la sensazione di giocare alla pari con una squadra decisamente più quotata. Credo sia quindi opportuno concentrarsi sui segnali positivi rappresentati dai punti arrivati quando serviva e da un reparto che sta trovando una sua fisionomia e un suo gioco al di là degli interpreti. Quanto visto nelle ultime tre partite avrà la sua prova del nove già domenica ad Udine.