DORIA ALE' CAMMINEREMO CON TE - Harakiri e problemi irrisolti

Rubrica d'approfondimento sul centrocampo blucerchiato
18.02.2020 11:46 di Serena Timossi Twitter:    vedi letture
DORIA ALE' CAMMINEREMO CON TE - Harakiri e problemi irrisolti
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Ai primati negativi della Samp 2019/2020 si aggiunge l’essere riuscita ad incassare tre goal subendo un solo tiro. Situazione paradossale, ma nella partita con la Fiorentina i blucerchiati prima si sono inflitti un rocambolesco autogoal e poi hanno causato due calci di rigore. Un clamoroso harakiri che fa piombare la squadra doriana in una situazione di classifica preoccupante, che rischia di aggravarsi visto che la settimana prossima è in agenda un proibitivo appuntamento con l’Inter a Milano.

Per sostituire Ekdal, Ranieri sceglie di giocare la carta Bertolacci dal primo minuto, puntando sul centrocampista per giocare prevalentemente rasoterra. La scelta si rivelerà infelice: di fronte alla densità del centrocampo a cinque della Fiorentina, Bertolacci soffre la fisicità dei mediani viola e legge sempre con un tempo di ritardo lo spartito dell’azione. Tergiversa in fase di costruzione, mancando di allargare il gioco sulle fasce con i tempi giusti e servendo talvolta compagni sui quali è già piombata la marcatura avversaria. Col senno di poi, la scelta più naturale di privilegiare un giocatore di sostanza come Vieira anziché di optare per il “fioretto” di Bertolacci, forse avrebbe potuto assicurare maggiore reattività in una zona del campo cruciale. Nella ripresa la sostituzione è stata inevitabile.

Thorsby inciampa nella prima autorete in maglia blucerchiata, ma a sua parziale discolpa va detto che buona parte della responsabilità è di un Bereszynski in netta involuzione che, completamente scoordinato, accenna un colpo di tacco che lo coglie completamente di sorpresa. La palla carambola sul norvegese, non perfettamente posizionato, e gela Audero. Al di là dell'episodio, la prestazione del centrocampista nel complesso risulta comunque approssimativa, a tratti confusionaria.

Un capitolo a parte merita la performance di Ramirez. Dai suoi piedi e dal suo estro, si sa, passa la costruzione dell’azione offensiva blucerchiata. Questa volta si rivela decisivo, ma non come auspicato: saltando con il braccio largo, impatta col pallone inducendo Irrati a decretare il calcio di rigore che porta al 2-0 viola e annichilisce ulteriormente la squadra blucerchiata. Eccessivamente nervoso, forse proprio perché non gli riesce di incunearsi tra le linee approfittando degli spazi che la Fiorentina di tanto in tanto concede, si fa notare più per le proteste che per il gioco effettivamente espresso. Salterà l’Inter per squalifica e, al di là della prestazione incolore con la Fiorentina, la sua assenza rischia di pesare molto.

Finisce nella lista degli insufficienti anche Karol Linetty, che sin dalle prime battute appare impreciso negli appoggi e timido negli inserimenti. I subentrati, Vieira e Jankto, entrano in gioco a gara ormai decisa, ma soprattutto dal ceco sarebbe stato logico aspettarsi un apporto maggiore. Al contrario, i suoi tentativi di proporsi in fase offensiva lasciano alla Fiorentina campo libero in contropiede sulla corsia mancina blucerchiata, orfana dell’espulso Murru. Un corridoio pericoloso, che scaturisce della scelta del mister di non inserire Augello, a costo di concedere la possibilità alla viola di dilagare.

A distanza di mesi dall’inizio del campionato, le problematiche della Sampdoria restano le stesse: dagli errori grossolani dei singoli che, sistematicamente, la costringono ad inseguire, alle carenze qualitative della rosa, che si manifestano in particolare nel momento in cui occorre fare gioco. La costruzione dell’azione grava quasi esclusivamente sulle spalle di Ramirez, dal quale non sempre si può pretendere la risoluzione della partita (vedi Torino). Si registra inoltre un atteggiamento psicologicamente discontinuo, che non rispecchia appieno la mentalità della squadra che lotta per la salvezza. Sebbene non rientri nel DNA blucerchiato, è bene comprendere che prima si recepisce il rischio cui si va incontro meglio è. Non basta prenderne coscienza temporaneamente dopo una sconfitta perentoria per poi pensare di essere in acque tranquille dopo una vittoria. A furia di affermare che “il campionato è ancora lungo” il tempo rischia di passare troppo velocemente.