1946: Giovanni Lodetti e gli aneddoti che lo commossero in tv

17.10.2017 19:46 di Marco Benvenuto   vedi letture
1946: Giovanni Lodetti e gli aneddoti che lo commossero in tv
© foto di Sampdorianews.net

Parlare di Giovanni Lodetti, approdato alla Sampdoria nel 1970, mi riporta a differenti età della mia vita.

“Basletta”, per quel mento un po' così , arrivò alla Samp dopo dieci anni di Milan alla corte di Gianni Rivera. Di certo, per lui, quel 1970 non fu un anno facile. Convocato per i Mondiali in Messico, Lodetti finì nel tritacarne  di una storia tristissima. 

Tra i convocati c'era Pietro Anastasi che s'infortunò. L'incidente avvenne “fuoricampo” e, anche se a quel tempo molto si favoleggiò, la realtà fu senza dubbio più banale. Una manovra sbagliata da parte di un massaggiatore creò un problema alle parti basse di Pietruzziu che dovette dare forfait. Valcareggi avrebbe voluto Bonisengna che, non essendo stato convocato, si era sposato ed era andato in viaggio di nozze. 

Il team azzurro convocò allora Pierino Prati, che tra le altre cose aveva una caviglia malandata. All'ultimo, però, si presentò anche “Bonimba”. Solito pasticcio all'italiana: con 23  giocatori in ritiro, le liste da consegnare alla Fifa, bisognava tagliare fuori qualcuno e quel qualcuno fu Giovanni Lodetti. Venne convocato “al piano di sopra” e gli fu comunicato che sarebbe dovuto andare a casa lui. Gli offrirono di restare in vacanza ad Acapulco, avrebbe potuto portare la famiglia e avrebbe ricevuto gli stessi premi dei 22 convocati. Lodetti non ci pensò un attimo e mandò tutti a quel paese: inutile dire che chiuse la sua carriera in Nazionale. 

I maldicenti ritengono che questo fosse l'ennesimo sgarbo fatto a Rivera dal partito che lo avversava in azzurro. Da dieci anni Giovanni era il palafreniere dell'”Abatino” in campo. Ma le mazzate per il nostro non erano certo finite perchè, al ritorno in Italia, scoprì che lui, fresco campione d'Europa, a 28 anni sarebbe stato ceduto alla Sampdoria. Altro palcoscenico, altra storia. Forse dire le cose come stanno non era stato gradito: chissà. 

Ma che Giovanni fosse, ed è ancora, un grande uomo, nessuno poteva metterlo in dubbio. Si mise al lavoro e alla fine metterà insieme quattro anni di intensa Sampdoria con 129 partite consecutive tra campionato e coppa. Altro che Jannacci quando cantava “Sun sciupà, sun sciupà”.  Ho avuto modo di conoscere e frequentare nel mondo televisivo Giovanni Lodetti in anni di militanza comune a commentare il calcio per una rete nazionale. 

In più di un'occasione gli ho ricordato aneddoti come quando terminò una gara con la testa rotta e fasciata: lui si commosse in diretta. Oppure di quando, ragazzino, Lodetti è del 1942, andava a seguire gli allenamenti della sua Sampdoria al Ferraris e accarezzavo le maglie di “lanetta” che i magazzinieri stendevano ad asciugare sotto la curvetta. 

Per dire di che pasta è fatto il Giuan basti un ricordo che, una volta, mi ha regalato. Aveva già terminato la sua carriera che, dopo la Sampdoria, sarebbe passata ancora per Foggia. Da buon “bauscia” quando appese le scarpe al chiodo si dedicò ad una “fabbrichetta” di laterizi, tanto per dire Trapattoni aveva un'azienda di marmitte. Visto che viveva la vita della fabbrica, nella pausa lavoro, era andato a fare due passi in un parco vicino indossando una tuta da fatica. Banale dire che mettersi ad osservare i ragazzini all'opera con la palla al piede sull'erba per lui fosse d'obbligo. 

Ma nel momento in cui la sfera, sfuggita al controllo non perfetto di uno di loro, era capitata sui suoi piedi, resistere diventava impossibile. E così, davanti ai ragazzini straniti, si palesò un “cumenda” con la pelata, che amanestrò il cuoio e la loro fantasia. Ma i ragazzi non sapevano chi fosse stato Lodetti e la partita terminò così. Spesso nel corso delle cronache dal Luigi Ferraris, dallo studio, la prima domanda di Lodetti era legata al tempo, per informarsi del meteo in Liguria. Giovanni è rimasto legatissimo alla Liguria e tiene casa a Moneglia. Giocatori d'altri tempi per un calcio che è altro dal tempo che passa